Pubblicato oggi sulla «Gazzetta del Mezzogiorno» un articolo di Alessandra Montemurro su ParkinsONsail.
Per informazioni e iscrizioni, cell. 3897693100.
www.parkinsonsail.it
Società sportiva dilettantistica affiliata Uisp – Circolino velico di Bari
Pubblicato oggi sulla «Gazzetta del Mezzogiorno» un articolo di Alessandra Montemurro su ParkinsONsail.
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Conclusi tre percorsi di velaterapia per persone affette da malattia di Parkinson finanziati dall’Assessorato allo sport della Regione Puglia
Diciotto persone, tanto entusiasmo, voglia di mettersi in gioco, una barca a vela e una malattia, il Parkinson. Per nove mesi tre equipaggi molto particolari, composti da sei aspiranti velisti ciascuno, hanno partecipato a un percorso di velaterapia per provare a vincere la malattia mollando gli ormeggi e lasciandola a terra.
È questo il senso di ParkinsONsail, il progetto che ha consentito alla società sportiva MattiXFede, con il contributo dell’Assessorato allo sport della Regione Puglia, di portare in barca persone affette da malattia di Parkinson in un percorso teorico-pratico che ha consentito di apprendere le norme e le tecniche di base del governo di una imbarcazione a vela: una esperienza che ha puntato al raggiungimento di obiettivi quali l’educazione al problem solving, personale e di gruppo, l’accrescimento della autostima, la capacità di adattamento e di affronto delle difficoltà, lo sviluppo dell’autonomia e delle autonomie, il risveglio di interessi e motivazioni, la consapevolezza delle proprie paure, della propria insicurezza, l’educazione al lavoro di squadra e per obiettivi.
«Gli stimoli fisici, emozionali e psicologici che vengono dal contatto col mare, e dallo sport velico in particolare – spiega il responsabile del corso, Antonio Cantoro – migliorano la qualità della vita degli ammalati di Parkinson, intervenendo soprattutto sui sintomi non motori, quali la depressione e l’apatia: questo corso lo ha dimostrato attraverso valutazioni psicologiche prima e dopo l’intervento».
Chi ha partecipato al corso ne ha tratto indubbio giovamento: universalmente la barca e il mare evocano avventura, elemento centrale per sviluppare processi di crescita e cambiamento significativi: a bordo di un’imbarcazione si sperimentano modalità di convivenza e di scambio, in condizioni complesse, che non è semplice sperimentare altrove. Viene in gioco il rapporto con gli altri, ma prim’ancora il rapporto con se stessi, le proprie attitudini, le proprie abilità, la capacità di migliorarsi, i propri limiti. In barca, in mare, si è obbligati al gomito-a-gomito, alla interdipendenza, al confronto, al dialogo, al lavoro di squadra, inevitabilmente alla socialità. Alla responsabilità, verso se stessi e verso i propri compagni di avventura.
ParkinsONsail «ha soddisfatto un desiderio sopito nel tempo: mi ha fatto amare il mare più di quanto lo ho mai amato», racconta uno dei provetti velisti. «È stata una carica, una ricarica», gli fa eco Annamaria. «Sentirsi padrone del mare nel senso di essere libero – spiega Nicola, per tutti “il Gladiatore” – ci ha fatto creare un gruppo in cui quando qualcuno non riesce, un altro è pronto a dargli una mano. E questa forse è la sensazione più bella: in un mondo dove molto spesso si vive di egoismo, qui si è creato un gruppo.
L’equipaggio, composto da un istruttore, un tutor e sei allievi, aveva un nono ospite a bordo: «Noi che abbiamo questo amico in comune, il Parkinson che ogni tanto ci comanda – prosegue Nicola – abbiamo fatto esperienza della vela che permette a noi di comandare: capisci di avere dei limiti, che però puoi anche superare. Questo è stata la vela».
Inevitabile per tutti, appunto, sentire l’emozione di una esperienza che è arrivata alla linea del traguardo: tra la soddisfazione del percorso compiuto e il dispiacere di vederla terminare. «Una emozione indescrivibile – sostiene Massimo – condurre la barca, stare al timone, mi ha consentito di conoscere persone speciali, davvero: persone che combattono». Una esperienza che si chiude, ma soprattutto «una bella sensazione da non lasciare».
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Quando una bella esperienza finisce il magone prende tutti, in questo caso istruttori e allievi indistintamente. I corsi di velaterapia realizzati con il contributo dell’Assessorato allo sport della Regione Puglia hanno consentito a persone affette da malattia di Parkinson di mettersi in gioco in una «esperienza entusiasmante» durante la quale hanno appreso le basi dell’andare per mare in barca a vela e hanno imparato a condurla.
ParkinsONsail «ha soddisfatto un desiderio sopito nel tempo: mi ha fatto amare il mare più di quanto lo ho mai amato», racconta Antonio. «È stata una carica, una ricarica», gli fa eco Annamaria. «Sentirsi padrone del mare nel senso di essere libero – spiega Nicola, per tutti “il Gladiatore” – ci ha fatto creare un gruppo in cui quando qualcuno non riesce, un altro è pronto a dargli una mano. E questa forse è la sensazione più bella: in un mondo dove molto spesso si vive di egoismo, qui si è creato un gruppo.
L’equipaggio, composto da un istruttore, un tutor e sei allievi, aveva un nono ospite a bordo: «Noi che abbiamo questo amico in comune, il Parkinson che ogni tanto ci comanda – prosegue Nicola – abbiamo fatto esperienza della vela che permette a noi di comandare: capisci di avere dei limiti, che però puoi anche superare. Questo è stata la vela».
Inevitabile per tutti, appunto, sentire l’emozione di una esperienza che è arrivata alla linea del traguardo: tra la soddisfazione del percorso compiuto e il dispiacere di vederla terminare. «Una emozione indescrivibile –sostiene Massimo – condurre la barca, stare al timone, mi ha consentito di conoscere persone speciali, davvero: persone che combattono». Una esperienza che si chiude, ma soprattutto «una bella sensazione da non lasciare».
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Universalmente la barca e il mare evocano avventura, elemento centrale per sviluppare processi di crescita e cambiamento significativi: a bordo di un’imbarcazione si sperimentano modalità di convivenza e di scambio, in condizioni complesse, che non è semplice sperimentare altrove. È in gioco il rapporto con gli altri, ma prim’ancora il rapporto con se stessi, le proprie attitudini, le proprie abilità, la capacità di migliorarsi, i propri limiti. In barca, in mare, si è obbligati al gomito-a-gomito, alla interdipendenza, al confronto, al dialogo, al lavoro di squadra, inevitabilmente alla socialità. Alla responsabilità, verso se stessi e verso i propri compagni di avventura.
Durante le lezioni pratiche, svolte su MattiXFede, imbarcazione della omonima società sportiva con la quale il Consorzio Beata Chiara sta realizzando il progetto di velaterapia per persone ammalate di Parkinson finanziato dall’assessorato al Welfare del Comune di Bari, i corsisti fanno innanzitutto esperienza di tutto questo.
Dopo il briefing iniziale in pozzetto, con la barca ancora all’ormeggio, si mollano le cime e si esce: a turno ciascuno degli allievi si alterna ai winch e al timone. Scotte, drizze, «cazza», «lasca» sono ormai parole entrate nel vocabolario dello speciale equipaggio imbarcato per ParkinsONsail.
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I risultati attesi dal progetto ParkinsONsail, primo classificato del bando “Creatività e movimento senza barriere”, voluto dall’assessore al Welfare del Comune di Bari, Francesca Bottalico, erano ambiziosi: miglioramento dei sintomi e poi sperimentazione efficace di comportamenti nuovi e positivi nella gestione delle situazioni di vita futura. Insomma gli effetti di una vera e propria terapia complementare per persone affette da Parkinson.
L’idea da cui si è partiti era che gli stimoli fisici, emozionali e psicologici che vengono dal contatto col mare, e dallo sport velico in particolare, possano migliorare la qualità della vita dei parkinsoniani, intervenendo soprattutto sui sintomi non motori, quali la depressione e l’apatia. Da qui il progetto del Consorzio Beata Chiara, realizzato in collaborazione con al società sportiva MattiXFede: dieci persone col Parkinson sono state coinvolte così in un percorso teorico-pratico di velaterapia che ha consentito loro di apprendere le tecniche di base del governo di una imbarcazione a vela.
ParkinsONsail ha previsto una valutazione psicologica pre e post-intervento per verificare l’efficacia da un punto di vista cognitivo, emotivo e di salute dell’intervento. Per far questo sono stati utilizzati strumenti standardizzati per la misurazione: a) delle funzioni esecutive, abilità che talvolta risultano essere deficitarie in persone affette da Parkinson, con i test FAB, TMT-A e B, WCST; b) del tono dell’umore per depressione ed ansia (Ham-D e A); c) della percezione del benessere psicologico e della qualità di vita.
Per la parte quantitativa è risultato che nel gruppo non vi siano stati mutamenti sintomatologici significativi, né in senso positivo né in senso negativo. Da segnalare tuttavia che i bisogni del gruppo hanno condotto il progetto a una riprogettazione in itinere che permettesse a tutti di partecipare: malgrado ciò la frequenza dei partecipanti non è stata sempre assidua, anche a causa delle condizioni di salute, e quindi l’effetto dell’intervento sotto questo profilo è risultato più difficile da misurare.
L’analisi qualitativa invece, effettuata utilizzando la Grounded Theory, ha previsto l’utilizzo di due domande aperte e di un focus group. Tale valutazione ha mostrato un alto grado di soddisfazione dell’esperienza. Nella descrizione il gruppo si è focalizzato principalmente sulla bellezza dell’esperienza che ha permesso loro di «evadere dalle problematiche quotidiane» offrendo la possibilità di una dimensione di «rinascita e libertà». Sono stati sottolineati elementi come la «competenza» e la «attenzione» degli istruttori oltre alla possibilità di «conoscere persone che affrontano la propria stessa condizione». Altre dimensioni segnalate sono state la bellezza della barca, il bisogno di assimilare la teoria e la sorpresa nello scoprire che è un’attività che richiede sforzo fisico.
La seconda domanda si è focalizzata sugli apprendimenti personali: è emerso che la maggior parte degli utenti ha compreso o rinforzato l’idea che nella vita non bisogna arrendersi. Ulteriori «insegnamenti» hanno riguardato il saper veleggiare, la sensazione di tranquillità e sicurezza e l’interazione di un gruppo in uno spazio limitato. Altri invece si sono focalizzati sul mare; sulle nozioni, sulla meravigliosità dell’esperienza.
Durante il focus group ci si è centrati sugli aspetti organizzativi: tutti hanno apprezzato la flessibilità nella gestione dei gruppi-equipaggi e la possibilità di ruotare all’interno dei due gruppi. Quasi tutti gli utenti hanno affermato di ritenere fondamentale continuare l’esperienza, definita «gratificante» e «fonte di benessere».
Ciò che ha riempito il cuore dello staff del Consorzio Beata Chiara e i velisti della società sportiva MattiXFede è stato altro. Una domanda, in particolare: «Ma se volessimo continuare a andare a vela? Cominciate presto un altro corso?».
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«Un risultato che ci inorgoglisce, per aver contribuito a dare un segno di concreta collaborazione alla attività meritoria che la associazione Susan G. Komen pugliese e barese porta avanti da anni nella lotta al tumore al seno». Commenta così la partecipazione alla veleggiata organizzata domenica scorsa dal Circolo della vela di Bari, l’equipaggio della imbarcazione Matti X Fede, prima classificata con la maggiore percentuale femminile a bordo.
La società sportiva ha accolto l’invito dell’équipe della Piccola Casa Beata Chiara, centro diurno Alzheimer di Bari, di partecipare alla veleggiata portando a bordo operatrici alla prima esperienza del genere, ma animate dal desiderio di esserci. Due le ospiti di onore: Antonella Spigonardo, vicepresidente della associazione Parkinson Puglia onlus, e l’assessore al Welfare del Comune di Bari, Francesca Bottalico.
«Ho accolto con piacere l’invito – ha detto l’assessore – per sostenere la battaglia contro il tumore al seno e testimoniare un impegno che deve essere quotidiano e diffuso, a partire da ciascuno e da ciascuna di noi, nella prevenzione, diagnosi precoce, ricerca e cura contro questa malattia che colpisce le donne». E per rendere ancora più visibile questa testimonianza tutto l’equipaggio ha indossato una bandana in segno di solidarietà alle donne che lottano contro il cancro.
«Non è stata semplice la veleggiata – ha commentato il timoniere Antonio Cantoro – a causa di condizioni meteomarine caratterizzate da forte corrente e vento di intensità variabile, che hanno lasciato molte imbarcazioni nella difficoltà di passare la boa di Torre Quetta. Ma anche per questo è stata una bella esperienza che il nostro speciale equipaggio in rosa non dimenticherà».
Dopo un Campionato invernale impegnativo, che non ha premiato in termini di classifica – ma MattiXFede e il suo equipaggio erano all’esordio – arriva il primo podio: secondo posto di categoria al Trofeo nicolaiano organizzato anche quest’anno dal Cus Bari.
«Eravamo senz’altro più maturi, più sicuri nelle manovre, più affiatati – commenta il timoniere Antonio Cantoro – e con quel pizzico di fortuna che ha evitato le rotture fastidiose che avevano compromesso Il risultato dell’Invernale». «Senz’altro la migliore regata da quando abbiamo iniziato», conferma Michelangelo Bonvino, tattico in versione super-tailer, a causa di due defezioni dell’ultima ora nell’equipaggio.
La regata, caratterizzata da vento di brezza tesa, ha favorito le barche con i gennaker. Malgrado questo però l’abilità del tailer nella regolazione dello spi ha consentito a ITA143 di farsi largo, tenendo testa anche a qualche imbarcazione blasonata di classe Orc. «C’è ancora tanto da affinare, ma partenza e giri di boa hanno premiato l’impegno», chiosa Bonvino.
Prossimo appuntamento sarà la veleggiata organizzata per domenica della prossima settimana dal Circolo della vela in favore dell’Associazione Susan G. Komen: MattiXFede parteciperà con un equipaggio inedito, quasi tutto femminile.
È (quasi) tutto pronto per mollare gli ormeggi e partire: ci sono ancora due posti disponibili per il corso di vela gratuito per persone con malattia di Parkinson, progetto ideato dal Consorzio Beata Chiara in collaborazione con la società sportiva MattiXFede e promosso dall’assessorato al Welfare del Comune di Bari.
Gli stimoli fisici, emozionali e psicologici che vengono dal contatto col mare, e dallo sport velico in particolare, possono migliorare la qualità della vita degli ammalati di Parkinson, intervenendo soprattutto sui sintomi non motori, quali la depressione e l’apatia. È da qui che è nata l’idea di sperimentare questo corso, che coinvolgerà dodici ammalati precoci in un percorso teorico-pratico che consentirà loro di apprendere le norme e le tecniche di base del governo di una imbarcazione a vela, culminando con la partecipazione a una regata.
Il progetto si è classificato al primo posto dell’Avviso pubblico “Creavitità e movimento oltre le barriere” promosso dall’Assessorato al welfare del Comune di Bari.
Il Sun Odyssey 37, timonato da Antonio Cantoro e guidato da Michelangelo Bonvino, è terzo in classifica al termine della seconda giornata del XIX Campionato invernale velico “Città di Bari”. Alla vigilia della terza giornata, ecco gli highlight di MattiXFede nella seconda prova del 25 febbraio scorso.
Si è chiusa con un terzo posto per l’equipaggio di MattiXFede nella classifica di raggruppamento la seconda giornata del Campionato invernale velico “CIttà di Bari”. Dopo la falsa partenza della prima giornata, domenica 11, annullata per condizioni meteomarine avverse, le prime due regate disputate ieri hanno premiato l’impegno dei ragazzi guidati dal tattico Michelangelo Bonvino portandoli sul podio con Cecilia di Simon Proctor e Freedom di Francesco Lorusso.
MattiXFede, la più piccola del raggruppamento C della classe Libera, ha dimostrato di poter competere con le più grandi, malgrado due partenze sfortunate, vari imprevisti e qualche rottura di cui il timoniere Antonio Cantoro e i suoi avrebbero fatto volentieri a meno.
L’imbarcazione, un Sun Odyssey 37 tirato a lucido per il Campionato, ha toccato punte di 7,2 nodi sui lati di bolina della prima regata e 8,4 nei lati di lasco, dando soddisfazione all’impegno di prodieri e tailer alle prese con la non facile gestione di uno spi che risentiva di un’onda insidiosa e mare incrociato. Nella seconda prova della giornata il vento è calato prima di lasciar sbizzarrire la (annunciata) burasca alla vista della quale il Comitato di regata ha deciso di ridurre il percorso ai soli primi due lati: MattiXFede ha dovuto tenere su il Genoa3 utilizzato per la prima regata a causa di un problema alla drizza e ha così sofferto la sottoinvelatura a tutto vantaggio delle imbarcazioni rivali; un nodo e mezzo di corrente contraria che ha fatto finire la barca sulla boa al vento in virata, costringendo l’equipaggio a un 360, ha fatto il resto.
Martedì prossimo sarà tempo di debriefing per rivedere le immagini registrate dalla telecamera di bordo e valutare errori e correttivi in vista della terza giornata, in programma per l’11 marzo, quando il campo di regata sarà un percorso costiero fino a Santo Spirito e ritorno.